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Ma esistono i vignaioli romani? Intervista ad Andrea Occhipinti!

Cosa c’è dietro a una bottiglia di vino? Rispondo io: un azienda vitivinicola, un territorio, un vitigno, un’annata, ma anche la retro etichetta e (nei migliori casi!) altre bottiglie. Tornando seri, quello che troviamo sono delle persone con le loro storie che s’intrecciano a quella del vino.

Andrea Occhipinti, romano DOC, da studi in economia si lega quasi per caso al mondo del vino e inizia un nuovo percorso: crea un’azienda vitivinicola sulle sponde Nord-occidentali del lago di Bolsena, a Gradoli. Dai vitigni autoctoni di questa zona, Aleatico e Grechetto rosso, nascono vini che rispecchiano il territorio e sono l’immagine liquida del sapere e l’esperienza del produttore.

Ci ho fatto quattro chiacchiere per saperne di più su di lui, sul percorso per diventare vignaiolo, sui vini che produce e da dove è iniziato tutto.

Ti dispiace se ti do del tu?

Si si, diamoci del tu per favore!

Mi ha colpito moltissimo la tua storia. Non “nasci” vignaiolo, ma lo diventi durante il tuo percorso di studi. Mi racconti com’è andata?

Sono nato e cresciuto a Roma. Dopo il liceo scientifico mi sono iscritto a Economia e Commercio, ma dopo un paio di anni ho visto che più di tanto non mi piaceva. Quindi invece di fare il terzo anno di Economia mi sono iscritto ad Agraria a Viterbo. Da lì non è che ho avuto subito l’idea del vino eh… Ho scelto agraria perchè mi piaceva il mondo agricolo a tutto tondo, anzi mi piacevano molto gli animali. Durante gli studi mi sono appassionato al vino: con i compagni di casa la sera abbiamo iniziato a assaggiare qualche bottiglia. Quindi assaggia questo, assaggia quello, ho iniziato a conoscere il vino. Ne sapevo poco in quel periodo.

Quella del vino è stata una sorta di “folgorazione”…

Si. Non è che ho fatto un percorso di studi prettamente sul vino. Agraria è un percorso di studi molto interessante, ma molto generale. Poi essendomi appassionato al vino ho chiesto una tesi di laurea in viticoltura e c’era la possibilità di farla sulla zonazione dell’Aleatico di Gradoli. Io non ero ancora mai stato a Gradoli ed è stata quella l’occasione per avvicinarmi alla viticoltura a livello pratico e conoscere il territorio.

Hai deciso di produrre vino a seguito di quel momento?

Si, è stato grazie alla tesi che mi sono appassionato alla viticoltura e a tutto il territorio di Gradoli. Con la zonazione abbiamo individuato 6 sottozone in tutta la DOC Aleatico di Gradoli. Ho seguito un vigneto per sottozona, per due stagioni vegetative e intanto ho conosciuto Gradoli e i suoi personaggi, chi coltivava la terra, i proprietari dei vigneti… Dopo la laurea sono partito proprio da una di quelle vigne su cui ho fatto la tesi. All’inizio l’ho presa in affitto e da lì, un pezzetto per volta, è cominciato tutto. Mi sono laureato nel luglio del 2004 e a settembre 2004 ho fatto la prima vendemmia ufficiale.

I protagonisti dei tuoi vini sono l’Aleatico e il Grechetto. Come mai hai scelto questi due vitigni?

Sono quelli di Gradoli, non mi sono inventato niente. L’unica cosa è che se uno parla di Aleatico pensa subito a un vino dolce, e così l’ho vinificato per un paio d’anni. Poi mi sono chiesto “ma perchè dolce? Non si può provare a fare in un altro modo?” e da lì ho vinificato un rosso secco, poi bianco, poi rosato, poi lo spumante. È un vitigno molto versatile che ho imparato a conoscere negli anni e che vinifico in tutte le maniere.

E i tuoi vini come li descriveresti?

I miei sono vini di territorio. Nel vino devi riconoscere il luogo da cui proviene, senza stravolgimenti ne modificazioni, riprodotto così com’è. Per far questo devi portare in cantina uva del territorio il più sana possibile e trasformarla in modo da avere nel bicchiere quel luogo. Quindi non un Aleatico in generale, ma un Aleatico coltivato a Gradoli.

Tu coltivi in biologico, come mai questa scelta?

Prima di tutto per salvaguardare l’ambiente. In campo, coltivo in biologico e in cantina non utilizzo “nulla” (additivi chimci o coadiuvanti enologici ndr.). Lo faccio sia per salvaguardare l’ambiente e il territorio, ma anche il consumatore. Dei miei vini si può parlare di vino naturale.

Hai sperimentato molto con l’Aleatico. L’hai vinificato in bianco, in anfora…

Per la vinificazione in bianco penso di essere stato il primo. La prima versione alternativa a quello dolce è stata quella di fare un Aleatico rosso secco. Nel tempo mi è capitato di andare per diverse fiere e degustazioni, in contesti differenti, ambienti diversi e facendolo assaggiare mi sentivo dire da grandi appassionati “se fosse stato un bicchiere nero o se fosse stata degustazione bendata, quasi quasi t’avrei detto che era un vino bianco”. Questo perchè è un vino molto aromatico con una buona acidità, molto fresco e beverino. Io all’epoca non avevo uve bianche e quindi mi so’ detto “perchè non vinificarlo in bianco?”. La vigna è la stessa, l’uva è la stessa di quello rosso secco, ma l’epoca di vendemmia è diversa in quanto l’ho anticipata un po’ per vinificarlo in bianco. È un vino che ha il suo perchè e devo dire che piace. Il rosato è venuto successivamente…

E per quanto riguardo l’utilizzo dell’anfora nel Rosso Arcaico?

L’anfora in questo ambiente è un materiale abbastanza utilizzato. Io sentendo del suo utilizzo in giro ero curioso, volevo vedere che succedeva e ho cominciato a utilizzarla per un solo vino ed era più che altro per la mia conoscenza.

Si può venire a visitare la tua cantina, ora che siamo tornati in zona gialla?

Certo, non c’è problema! Vengono spesso a vistiarmi. Meglio che chiami il giorno prima per sicurezza, ma non ci sono problemi. Lo dico perchè è meglio non presentarsi così all’improvviso perchè potrei essere impegnato. Poi consiglio di venire durante la settimana, perchè il sabato e la domenica è sempre un po’ un problema: c’ho la famiglia e quindi ho un po’ di esigenze…però in mezzo la settimana non c’è problema.

Puoi suggerirmi un abbinamento tra piatti e i tuoi vini?

Il rosso secco, “l’Alea Viva”, si sposa bene con carni un po’ forti: un agnello, una lepre, qualcosa di selvaggina…oppure qui a Gradoli che c’è il lago, si fa un piatto con l’anguilla, che è un pesce grasso. A me con l’aleatico piace tantissimo. Però Aleatico secco, non dolce eh!

 

 

 

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