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Storie di donne e bartending: intervista a Giorgia Stefanizzi

Giorgia ciao! Iniziamo da lontano, da dove inizia la tua storia di bartending?

Sono cresciuta tra le colline del Prosecco DOCG di Conegliano e Valdobbiadene. I Veneti, si sa, la “bevono lunga” fin da ragazzini e il mio primo lavoro all’età di 14 anni fu, ovviamente,  vendemmiare.

La mia prima volta dietro ad un bancone fu a 16 anni; era una caffetteria e io lavavo e asciugavo bicchieri tutto il tempo.

La mia passione per il mondo dei cocktail nacque per amore, si, ma di una bellissima barlady che lavorava in un locale che frequentavo d’estate (era il 2009). Passavo le ore a guardarla preparare i cocktail e, giunta a Roma, quando finsi di essere una bartender con esperienza, con la faccia tosta e al grido: “in Veneto shakeriamo tutto!” mi guadagnai il mio primo posto da bartender!

Da li in poi tanto studio e tanta gavetta; da barlady a head-bartender a bar manager, fino agli anni della “Grande formazione” (tra il 2014 e 2017) in cui sono stata General Manager dell’Ondanomala Suite Club di Fregene e comproprietaria di un locale a Trastevere.

Dopo una pausa di un anno e mezzo in Spagna, a Barcellona, patria del Gin Tonic e del Vermut, sono rientrata a Roma, carica di energia e nuove esperienze. Attualmente lavoro a Monti, dove propongo food&drink-pairing sui piatti della cucina tradizionale Romana.

Com’è il mondo del bartending romano?

Roma è una città dove c’è grande fermento nel mondo del bartending. Ci sono molte scuole che offrono corsi sia nel campo della mixologia che in quello della caffetteria.

E’ una città piena di persone appassionate che con grande dedizione mettono in campo la loro inventiva contribuendo a creare una comunità di bartender ricca e varia.

Come stai vivendo (professionalmente) questo momento così “atipico” in cui tutto il vostro mondo è fermo?

Per me quello che stiamo vivendo è un periodo tanto complicato quanto ricco di possibilità. 

Se davvero, cito Einstein, “dalla crisi nascono l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie” allora stiamo vivendo un incredibile momento di evoluzione.

Il Web e i Social Media sono invasi da proposte ricche di inventiva ed opportunità di studio e apprendimento. Volti noti del mondo del bartending tengono giornalmente speech interessantissimi o allenamenti di flair. I brand organizzano contest online. Le fabbriche donano alcol etilico agli ospedali. Per non parlare delle migliaia di bartenders che registrano tutorial o dirette IG per creare il proprio #cocktaildellaquarantena.

Come ti stai preparando alla riapertura?

Io sto approfittando di questo tempo libero per studiare, riformulare il mio futuro e pensare a dei progetti che voglio realizzare non appena ricomincerò a lavorare.

Per quanto possa essere difficile e spaventoso quello che sta accadendo, non riesco a fare a meno di pensare alla grande voglia di ripartire che abbiamo e all’enorme festa che faremo quando tutto questo sarà finito.

Cosa consiglieresti per chi vorrebbe fare il tuo lavoro?

Quello del bartender è un lavoro meraviglioso che può portare lontano, dove servono dedizione, studio continuo e molta pratica.

Io ho sempre cercato di fare più esperienze possibili: cocktail bar, eventi privati, discoteche, eventi estivi, catering. 

La chiave del successo sta nella condivisione, nella partecipazione ad eventi e nella capacità di farsi conoscere, anche al di fuori dall’Italia. 

La cosa più bella del tuo lavoro?

Nel mio lavoro unisco le mie due grandi passioni, i cocktail ed il teatro e vivo il bancone del bar come se fosse una sorta di palcoscenico.

Nel mio piccolo show, creo un’esperienza e le do una forma liquida; tramite gesti e parole, cerco di coinvolgere il cliente-spettatore affinché possa vivere a pieno la mia creazione attraverso l’uso di tutti e cinque i sensi. La cosa che più amo del mio lavoro è l’arte che ci trovo in esso. 

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Per chi, finita questa quarantena, volesse farsi fare un cocktail ‘su misura’ da Giorgia, la potrete trovare a Monti presso l’Osteria La Carbonara!

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